Questo post avrei voluto pubblicarlo il 14 gennaio, ma probabilemnte non avrò tempo. Purtroppo, non è possibile che si pubblichi da solo., quindi, visto che ci tengo particolarmente, lo posterò questa sera.
Questo giorno, il 14 gennaio, in Giappone, è "il giorno dell'amore della speranza e del coraggio", dedicato a Taro e Jiro, due cani, che come Hachiko sono diventati eroi nazionali per il loro coraggio, la loro devozione e la speranza che la loro storia ha dato e continua a dare.
Qualcuno di voi, di certo si ricorderà il film del 1983 "Antarctica" di Kurahara (titolo originale Nankyoku Monogatari), o più facilmente, "8 amici da salvare" del 2006 di Disney, ebbene, quella è la storia di Taro e Jiro, due cani fratelli.
Alzi la mano chi non ha pianto all'abbandono dei cani, alla loro morte e alla scena finale.
Qui sotto farò un bel copia e incolla, da questo sito
http://waxflower.wordpress.com/2012/03/12/taro-e-jiroquando-la-realta-supera-la-fantasia/
-Correva l’anno 1958 quando la rompighiaccio Soya si recava in
Antartide con a bordo la seconda squadra di esplorazione antartica
giapponese. Il team nipponico doveva dare il cambio ai loro compagni,lì
giunti un anno prima e finalmente pronti a tornare a casa. Le avverse
condizioni climatiche non permisero alla nave di avvicinarsi alla base
Showa perché il natante rimase incagliato nei ghiacci perenni. Così la
prima squadra fu recuperata in elicottero .Sfortuna vuole che il team
dovette lasciare i loro cani da slitta lì, perché non
potevano essere caricati sul velivolo.
15 Huski, della razza Sakhalin,
vennero legati e forniti di cibo per una settimana.
Gli esploratori erano
decisi a tornare indietro a prenderli, sempre in elicottero, quando
avesserero accompagnato finalmente i loro successori alla base per
proseguire gli studi del Polo Sud.
Tutto si rivelò purtroppo mal calcolato: la scorta di benzina
imbarcata per l’elicottero non era sufficiente a permettere il
ritorno. La Shoja dovette fare marcia indietro e tornare in Giappone. I
cani rimasero invece in Antartide,al gelo,destinati a morte certa.
Un anno più tardi alcuni membri della spedizione tornarono in
Antartide decisi a celebrare gli animali che erano stati compagni della
loro avventura in quel posto remoto e desolato.
Volevano dare loro una
degna sepoltura.
Sbarcarono il 14 gennaio 1959.
La sorpresa fu grandissima: 8 cani avevano rotto le catene ed erano
finiti chissà dove, 5 cani erano morti, legati, mentre due di loro, fratelli, accolsero
abbaiando e scodinzolando gli uomini che erano tornati indietro. Erano
Taro e Jiro.
Ancora ora non si ha la minima idea di come abbiano fatto
quei due husky a resistere al gelo antartico.
Secondo la scienza un cane
di quella razza,anche cacciando e nutrendosi,può al massimo vivere un
mese a quelle temperature.
Taro e Jiro divennero due eroi,continuarono le
spedizioni e a loro il Giappone ha dedicato una festa nazionale:il 14
gennaio é il giorno di Taro e Jiro o il giorno dell’amore,della speranza
e del coraggio.- Fine copiea e incolla
I due cani continuarono con le spedizioni, poi, nel 1960, Jiro morì di malattia ed il suo corpo imbalsamato fu portato nel museo di Ueno a Tokyo. Mentre Taro, morì nel 1970, a Sapporo, e il suo corpo imbalsamato si trova nell'Università dell'Hokkaido.
I nomi deì cani morti assiderati era o di fame, legati ancora alla catena era, Aka, Kuro, Goro, Kuma, Pochi, Pesu e Moku.
I nomi dei cani dispersi, Shiro, Anko, Riki, Jakku, Deri e un'altro Kuma, padre di Taro e Jiro
Foto:
In alto, il monumento in onore dei cani della spedizione, ai piedi della Tokyo Tower. Di Ando Takeshi, scultore anche della statua di Hachiko a Shibuya, dove è possibile ammirare anche un bassorilievo con cani husky. Monumenti di questo tipo, o dedicati solo ai due cani, si trovano un pò in tutto il Giappone. Sono stati loro dedicati, anche, francobolli e monete.
In bianco e nero, una foto d'epoca di Taro e Shiro.
A colori, i due cani attori di Antarctica
Ultima foto, le copertine dei film, quello del 1983, quello Disney e l'ultimo girato, 2-3 anni fa.
Video della scena finale di Antarctica del 1983.
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